2008

Gian Luca Ranno

52 x 49 x 34 cm

Poliuretano espanso, vetroresina, gelcoat e vetro

L’opera è concepita come un grande corpo nero, una materia indefinita e indeterminata: si percepiscono nitidamente soltanto le fiammelle terminali dei lumi in vetro trasparente. Il nono lume, lo shammash, viene reso come corpo a sé, una sorta di piccolo monolite distaccato rispetto alla massa totale. Nella lampada luce e buio sono contrapposti eppure fusi in un unico blocco le cui linee convergono verso l’alto, verso la luce. Il solido diventa fluido, il buio diventa luce, la forza diventa leggerezza; una sinergia di opposti che confluiscono.

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